Ayrton Senna: 24 anni dopo il mito continua ancora.

Ayrton Senna: 24 anni dopo il mito continua ancora.

Come Senna, a un passo da Senna, degno di Senna. Ayrton vive ancora. A poco meno di novemila giorni dalla morte. E’ come uno spettro, una polaroid in bianco e nero che compare regolarmente in occasione dei sorpassi di Ricciardo, di Hamilton o Vettel. Oppure negli specchietti dell’asso inglese campione del mondo che tira fuori un giro alla morte per strappare la pole position, con decimi agli avversari. Una pietra di paragone, un masso da portare sulle spalle, macigno che nessuno si scrolla di dosso.

Non ci è riuscito neppure Michael Schumacher, nonostante i sette titoli mondiali e il record di successi nei Gp (91). Sono passati 24 anni dalla sua morte, ore 18.40 del 1 maggio 1994. Ma sembra ieri, anzi oggi, quell’impatto alla Parabolica a San Marino. Forse perché Ayrton era, è rock, un’icona immortale, messianico, morto giovane, troppo giovane e anche per questo avvolto dalla leggenda. Oltre lo sport, come Muhammad Alì, Maradona, Michael Jordan. O come John Lennon. Il brasiliano guidava un bolide senza alcun aiuto dell’elettronica, di ali mobili per sorpassare, tenendosi dietro piloti con auto da un secondo e mezzo più veloci (come Mansell a Montecarlo nel 1992), portando fuori i brasiliani dalle favelas mentre era idolo del jet set e collezionava donne da copertina. Alain Prost ha ripercorso in queste ore su Motorsport la lunga faida con il brasiliano che lo buttava praticamente fuori all’Estoril 30 anni fa, sino al botto di Suzuka ’89: Prost che lo confinava in una chicane, titolo mondiale al francese e collega di scuderia, quasi rissa tra i due fenomeni della generazione degli anni Ottanta, prima dell’arrivo di Michael Schumacher, che gli stava sfilando il titolo nel 1994 con quella serie di successi.

Prima della conversione, dell’avvicinamento a Senna, sei mesi prima della morte del brasiliano a Imola, con le lacrime, tante lacrime al funerale. E la mente salta indietro, apre la scatola nera, ripresentando quei sorpassi, quegli scontri che ora passano subito al setaccio della commissione di gara, con Max Verstappen sul banco degli imputati. E’ ancora vivo sui social, Ayrton. Sul suo account ufficiale Twitter, gestito dalla famiglia, ci sono 300 mila followers, un discreto manipolo di seguaci. E ci sono like, commenti, a ricordare questa data. Che è impressa nell’animo di tifosi, appassionati, semplici cultori della grandezza. E naturalmente dei piloti, dei più grandi. L’anno scorso Hamilton in Canada era felice come un ragazzino. E il titolo ora ancora lontano, eguagliava il primato di pole position di Senna, 65, con la famiglia della leggenda brasiliana che gli regalava il casco

verdeoro del campione. Mentre i tifosi del Mito potranno sedersi nei teatri e cinema brasiliani  – 70 città oltre a San Paolo – per ammirare lo spettacolo dedicato ad Ayrton, Ayrton Senna O Musical, realizzato con l’appoggio della famiglia del campione. Tracce di una leggenda che sarà vissuta, respirata, sopportata, da ogni pilota che si siede su un sedile di F1.

 

 

 

 

 

 

 

Fonte Repubblica.it