Calabria: Il corto di Muccino? Un emozione soffocata…

Calabria: Il corto di Muccino? Un emozione soffocata…

Nelle intenzioni della compianta presidente Jole Santelli, il costosissimo cortometraggio commissionato (sulla fiducia) a Muccino non voleva essere un progetto sul turismo, ma di “promozione della Calabria attraverso un lavoro emozionale con i colori, i sapori e i profumi della nostra terra”. La scelta di una narrazione precisa, dunque, che attraverso il fil rouge degli agrumi raccontasse le provincie calabresi e le sue tante meraviglie. Una linea di comunicazione orientata alla teoria dell’emozione, in grado di favorire una nuova percezione attraverso lo stimolo dei sensi. La presenza della coppia di attori Raul Bova – Rocio Muñez Morales e la regia di Gabriele Muccino avrebbero fatto il resto, trasferendo al video prodotto una certa fama, tanto da programmarne la presentazione ufficiale in occasione della Festa del Cinema di Roma. Inutile dire che le aspettative di molti calabresi fossero altissime, tanto da far quasi chiudere un occhio sui due milioni di compenso per la sola realizzazione. Insomma, anche io ho aperto una discreta linea di credito al progetto, nonostante i tempi di realizzazione mi fossero sembrati effettivamente troppo stretti per comprendere la stesura di un piano di comunicazione globale per il quale cui il corto avrebbe rappresentato, mi ero convinta, il lancio del nuovo concept narrativo calabrese. Non lo avevo immaginato come il solito prodotto sganciato da una strategia fin quando non mi è apparso come un fantasma durante un temporale. Terrificante. In sintesi, potremmo dire che se la linea di comunicazione immaginata per la Calabria è quella rappresentata dal corto realizzato da Muccino, siamo più o meno all’anno zero. Infatti, anche Raul Bova mi pare faccia fatica a raccontare con naturalezza una terra che gli appartiene fin nelle ossa, ma non ritrova nei dialoghi e nella sceneggiatura di un regista che, forse, ci ha scambiati per qualche altra regione vicina, a partire dalla colonna sonora e dalla rappresentazione stereotipata di un popolo un pò vagabondo, vestito di coppole e bretelle, accompagnato da improbabili asinelli. Soprattutto, Raul Bova deve essersi deconcentrato del tutto davanti alla promessa della soppressata. Ora, voi la immaginate vostra madre mentre saluta un ospite dicendogli che “la prossima volta” gli farà trovare la soppressata?! Come minimo gli sarebbe corsa appresso dopo la partenza con un’ultima scorta di squisitezze locali. No, passi anche l’italiano arrotondato per difetto, ma le promesse soppressate non s’affrontano!
Nella sua interezza il video appare come un’emozione soffocata, pronta a raggiungere il suo apice ma interrotta un attimo prima. Quasi come se il regista non ne conoscesse fino in fondo l’estasi e questo non dipende dal suo non essere calabrese, ma dalla nostra indolenza nel riconoscerci. Foss’anche un alieno, se avessimo saputo cosa siamo, uno come Muccino avrebbe saputo percepirlo e raccontarlo. Oltre ad archiviare il corto, l’unica cosa che possiamo chiedergli è di donare il compenso in beneficienza, così da sentirci meno in colpa per le risorse sperperate fuori da un progetto coerente e di lunga visione.

di Barbara Panetta

fonte larivieraonline.com