Italia: Arriva l’ora dello schokdown

Italia: Arriva l’ora dello schokdown

Con il nuovo aumento esponenziale dei contagi di coronavirus , nel Vecchio continente sono tornate in voga le strategie di lockdown che hanno caratterizzato la prima ondata e che sono state soltanto attenuate durante il periodo estivo. Adesso, però, con i numeri tornati a crescere in modo vertiginoso – così come l’indice Rt – quasi tutti i Paesi europei hanno dato luogo ad una nuova serie di restrizioni e di limitazioni volte a mantenere il diffondersi della pandemia.

Nella giornata di ieri, anche l’Inghilterra è tornata nuovamente in un lockdown che è stato d efinito “alla francese”, poiché contraddistinto da scuole aperte e da maggiori libertà rispetto alla scorsa primavera. Da altri, però, le stesse mosse di Boris Johnson  – gradite e richieste anche dall’opposizione laburista – sono state definite in modo ancora più emblematico con il termine”shockdown”. E, forse, è proprio davanti ad uno shock economico e sanitario che ci stiamo piano piano per trovare.

Come preannunciato prima dalla riunione d’emergenza del Cts e poi dalle prime indiscrezioni di Adnkronos  nella giornata di sabato, anche nel nostro Paese si attende una nuova stretta per limitare la diffusione della pandemia. E benché in uno primo momento si fosse pensato al 9 novembre come data “simbolo” per l’introduzione di nuove misure, adesso la sensazione è che il nuovo giro di vite possa arrivare con ogni probabilità già nella prossima settimana.

Nonostante le proteste degli operatori dei settori che sono già andati incontro ad una prima serie di chiusure e di limitazioni, infatti, il governo Conte sembra deciso a varare una nuova stretta. Nel mirino, questa volta, ci sarebbero nuovamente i settori già colpiti ed un numero sempre maggiore di attività non essenziali, oltre agli spostamenti tra regioni non dettati da motivi lavorativi, di necessità, di salute o di particolare urgenza. Ma in questo modo, purtroppo, ancora una volta potrebbe essere l’intera stabilità economica del nostro Paese ad essere messa in pericolo: trasformando il lockdown in un vero e proprio shock economico dalle dimensioni ancora maggiori rispetto a quelle della scorsa primavera.

Il lungo inverno

Mentre nello scorso anno infatti la crisi sanitaria aveva avuto luogo principalmente in primavera quando il clima rivelatosi favorevole alla diffusione del patogeno stava venendo meno, adesso dobbiamo ancora addentrarci nel periodo più freddo dell’anno. E in questo scenario, la sensazione è quella che il periodo caratterizzato dalle chiusure dei locali e del divieto di spostamento possa diventare particolarmente lungo, danneggiando in modo addirittura maggiore l’economia italiana rispetto alla scorsa tornata.

Certamente, era chiaro sin dal principio che quelle mosse volte a garantire l’operatività dei bar nel periodo estivo nonostante i contingentamenti agli ingressi – come l’utilizzo del suolo pubblico – non potessero essere attuati anche d’inverno. Fatta salva l’eccezione delle regioni più calde, l’arrivo del freddo avrebbe infatti reso naturalmente impossibile l’utilizzo di questo privilegio. Tuttavia, anche sotto questo aspetto l’orizzonte di una nuova chiusura per bar e ristoranti è uno scenario ancora peggiore da affrontare e per il quale saranno necessari ingenti interventi da parte dello Stato per garantire la sopravvivenza delle attività.

In sintesi, dunque, senza un piano d’intervento mirato e senza una programmazione attuale ed efficiente, si rischia di aggrapparsi ad una serie misure già utilizzate negli scorsi mesi ma che potrebbero rivelarsi inadeguate alle mutate esigenze dell’economia. In prima battuta, per via dello stress che il già delicato apparato economico italiano ha dovuto affrontare e che nella scorsa primavera erano maggiormente gestibili; e in seconda battuta, per l’aleatorietà rispetto alla durata di questa nuova serie di misure che potrebbero proseguire anche ben oltre le otto-dieci settimane. E questa volta, però, potrebbero rivelarsi mortali per una moltitudine ben più ampia di piccole-medie imprese che non possiedono gli strumenti per superare il nuovo “shockdown”.

fonte ilgiornale